La spiritualità che caratterizza la vita delle Suore Infermiere dell'Addolorata ha la sua origine nel dono che Madre Franchi ha ricevuto dallo Spirito, ha accolto e custodito.
Troviamo le ragioni profonde, i segni della grazia e l'intensità nel vivere la sua donazione, secondo il Carisma ricevuto, in alcuni testi, brevi ma significativi.

 
 
 


PROGRAMMA APOSTOLICO

Il programma apostolico di madre Franchi di dedicarsi in massima parte ai malati, prende origine da una espressione di S. Paolo: 'Mi sono fatto infermo con gli infermi per guadagnare gli infermi' (1Cor 9,22).

la carità è "amore universale che tutti abbraccia nel Signore e non esclude nessuno". (122)
Forte di questa convinzione apre le porte della Pia Casa ai malati troppo poveri per essere accolti nell'ospedale pubblico; a quelli che nessuno vuol curare perché colpiti dalle malattie generate dal vizio; a donne sole che non sanno dove andare; a prostitute che vogliono cambiare vita; ad ospiti di passaggio che non hanno denaro per gli alberghi e le locande; ad ex detenuti. (122)

"Le Sorelle dette Infermiere perché applicate all'assistenza degli infermi, separatesi dal mondo, si sono consacrate a Gesù Cristo Crocifisso e alla sua santissima Madre Addolorata, di cui i cristiani sono immagine più viva nei giorni della malattia." (95)

"Almeno potessimo, colla divina grazia, corrispondere ad un favore sì grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in sacramento, con tutto fare e patire per Dio e per amore suo assistere i poveri infermi, ma con gran cuore." (97)

"La casa delle Sorelle Infermiere sia una copia della casa di Marta e Maddalena sorelle di Lazzaro, la quale meritò di essere l'ospizio del nostro divin Salvatore." (93)

"Le sorelle non lascino di esercitarsi nell'officio al quale vengono indistintamente chiamate, fosse pure quello di scopare le stanze, lavare le scodelle e pulire le malate, mostrando in quello una sana allegrezza e consolazione, contentissime di compiere un'azione molto nobile e preziosa agli occhi di Dio.". (93)

"Le Sorelle infermiere renderanno alle malate, a cui vanno fuori della casa, tutti i servigi e le medicazioni che possono eseguire senza il concorso del medico e del chirurgo. Faranno preparare il vitto e la biancheria e le altre cose volute dalle circostanze, guardandosi però dal secondare i poco giudiziosi desideri delle inferme e temperando il rifiuto con carità e prudenza ... nelle case delle ammalate staranno con affettuoso zelo e carità, ma soltanto nelle ore prescritte e non mai di notte". (96)

 

PREGHIERA E UNIONE CON DIO

Nel Metodo di vita
"la Serva di Dio insiste ... perché le Sorelle mantengano una costante unione con Dio:
"Specialmente la meditazione non si tralasci mai, e la faccia da sola chi non potè farla in comune; giacchè questa fatta con diligenza e costanza è alimento necessario per conservare e crescere la vita spirituale". (114)

raccomanda di
"guardarsi dalla fretta che è la peste della devozione ed anche dalla molteplicità di preghiere vocali che imbarazza e confonde". (114)

Porre attenzione che la recita del S. Rosario non diventi una sterile monotona ripetizione, quanto piuttosto un esercizio per "imitare quelle virtù di sì gran Madre che sono più proprie del loro stato, cioè la castità, la modestia e l'amore ad una vita nascosta, povera, mortificata e laboriosa". (98)

elenca le pratiche di pietà comuni e personali ... tuttavia sottolinea:
"Sieno però bene avvertite le Sorelle che nelle pratiche devote sopraddette non consiste tutta e non finisce la vera pietà, l'opera della propria santificazione. Sono sì anch'esse modi eccellenti di onorare e amare Dio, ma soprattutto si hanno a prendere come mezzi che ci conducono al perfetto adempimento della volontà di Dio e all'unione dell'anima con Dio, secondo gli esempi di Gesù Cristo, nel che tutta e unicamente è la virtù e la santità cristiana". (115)

evidenzia che lei e le sue sorelle
"si sono consacrate a Gesù Cristo Crocifisso e alla sua SS.ma Madre Addolorata, di cui i cristiani sono immagine viva nei giorni della malattia" (115)

Nella preghiera delle Sorelle Infermiere ha un ruolo preminente l'adorazione al SS. Sacramento,
fino al punto che la Fondatrice si augura che le sue figlie
"con lo spirito appartengano al bel numero delle ancelle chiamate dal fine del loro istituto le Perpetue Adoratrici del SS. Sacramento". (98)
un altro aspetto

"due sorelle almeno procureranno di accompagnare il Divinissimo Sacramento quando si porta agli infermi e due per volta si recheranno ad adorarlo quando sia esposto sugli Altari in occasione delle SS.me quarantore" (117)

in un'epoca in cui la Comunione quotidiana non era permessa, (la Fondatrice) raccomanda che ogni sorella si comunichi almeno tre volte la settimana, ma sappiano alternarsi in modo tale che ogni giorno
alcuna almeno delle sorelle riceva la SS.ma Comunione." (116)

Quando Madre Franchi ottiene di poter conservare il SS.mo Sacramento nell'Oratorio di via Vitani, appare chiaramente che, per lei, il Crocifisso e i malati sono la stessa immagine di Gesù che nell'eucaristia prende finalmente dimora nella casa; anzi i malati e l'Eucaristia sono la presenza stessa di Gesù vivo e pertanto lei e le sue compagne passano dall'adorazione eucaristica nella Cappella, al servizio dei sofferenti anche più ributtanti e contagiosi, senza interrompere tale atto di adorazione e di amore, perché Gesù è vivo e presente nel tabernacolo come è altrettanto vivo e presente nel malato. (115-116)

 

 

 

 
 

 

 

 

 


DEVOZIONE A MARIA

La Madonna va onorata, dopo Gesù Cristo in modo tutto particolare:
"Maria SS.ma deve essere il nostro amore, il nostro modello e la nostra speranza." (118)

(la Fondatrice) raccomanda di imitare le virtù
"di sì gran Madre ... la castità, la modestia e l'amore ad una vita nascosta, povera, mortificata e laboriosa". (118)

La Serva di Dio aveva poi un'accortezza tutta particolare nel far coincidere i momenti più salienti della vita della comunità con una festa mariana (119)

All'intercessione della Madonna Addolorata ... attribuisce uno scampato pericolo
"il giorno 5 giugno 1861 si spezzò una trave del tetto sopra la Madonna Addolorata che trovasi sul ripiano della scala al primo piano e miracolosamente non successe nulla di male." (119)

a lei affida la sorte di una sorella gravemente malata, certa però che è una grazia più grande saper soffrire con pazienza piuttosto che guarire
"... speriamo che la SS. Vergine coronerà la grazia ridandoci la nostra cara sorella perfettamente guarita ... la SS. Vergine ci fece vedere che poteva guarire, ma che per lei essendo meglio lo starsene in croce, così le impetrò la grazia maggiore quale fu quella della pazienza ..." (120)

"Madre franchi, mettendo se stessa e le sue Figlie sotto la protezione speciale della Madonna Addolorata, insiste sul ricorso a Lei, onde attingere il suo materno aiuto, acquistare i sentimenti che Ella aveva ai piedi della Croce, e concretizzare così l'amore per Dio, nella cura dei malati. (Cs 8)

 

UMILTA' E MORTIFICAZIONE

Primeggia una esortazione a fare tutto per la gloria di Dio:

"né altra mercede e lode cercherai alle tue fatiche fuorché l'amore e il piacimento di Dio" (122)

(la fondatrice) raccomanda alla giovane Giuseppina Pozzi ... "Poi rompi guerra a te stessa ... perciò abnegare la propria volontà, farsi guidare e reggere interamente dall'ubbidienza, umiliarsi davanti a tutti, avvilirsi nei più bassi ministeri,amare e desiderare i dispregi e, avutili, abbracciarli e goderne; trionfare insomma non men di te che del mondo per essere tutta di Dio." (124)

"Si preferirà all'astinenza volontaria il mangiare senza lagnarsi e allegramente ciò che verrà posto davanti, secondo l'insegnamento dello stesso Nostro Signore Gesù Cristo ... non mangiare fuori tempo sarà per le Sorelle una carissima mortificazione ... al segno del riposo ciascuna si ritiri subito nella propria stanza e tronchi ogni colloquio con chicchessia." (123)

 

RAPPORTI CON I PARENTI

Nel Metodo di vita (la fondatrice aveva scritto) che entrando nella Pia Unione si doveva porre
"tutto lo spirito a spogliarsi di ogni affetto di carne verso i congiunti di sangue e convertirlo in affetto spirituale, amandoli solo di quell'amore che esige una carità ordinata, già morta al mondo e all'amor proprio e viva solo a Cristo loro Signore, cui esse vogliono tenere in luogo di parenti, di fratelli e di tutte le cose." (133)

 

LE ASPIRANTI

Le aspiranti devono essere soprattutto delle vere donne: "coraggiose ed umili nel tempo stesso, pazienti e cortesi nelle maniere, amanti del silenzio e della fatica, ben disposte all'assistenza degli infermi ed a qualunque opera di carità senza eccezione di alcun ufficio come ché faticoso e ributtante." (97)

 

INFERMITA' E VECCHIAIA

Gesù deve sempre accompagnare le Sorelle Infermiere nel loro pietoso ufficio e quando esse stesse si trovassero ad essere partecipi in prima persona nell'infermità e nella vecchiaia devono viverla in sereno abbandono:
"Procuri (la sorella ammalata) di non dare minore edificazione che se fosse sana a quelli che la visitano e trattano con lei, dando prova di sincera umiltà e pazienza e usando parole pie ed edificanti, le quali dimostrino che ella accetta la malattia dalle mani del suo Creatore e Signore siccome un regalo, giacchè è veramente, non minore di quello della sanità". (98)

 

ALTRI TEMI

Nel nostro servizio apostolico ci ispiriamo alla parola di Gesù: "Ero infermo e mi visitaste" (Mt 25,36). "Guarite gli infermi e dite loro: sta per venire a voi il Regno di Dio" (Lcv 10,9); e come Paolo ci facciamo inferme con gli infermi per guadagnarli a Cristo. (1 Cor 9,22)
La carità è "amore universale che tutti abbraccia nel Signore e non esclude nessuno."

"'Le Sorelle dette Infermiere perché applicate all'assistenza degli infermi, separatesi dal mondo, si sono consacrate a Gesù Cristo Crocifisso e alla sua santissima Madre Addolorata, di cui i cristiani sono immagine più viva nei giorni della malattia." ( cfr anche Cs 8)
"Maria SS.ma deve essere il nostro amore, il nostro modello e la nostra speranza.

"Almeno potessimo, colla divina grazia, corrispondere ad un favore sì grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in sacramento, con tutto fare e patire per Dio e per amore suo assistere i poveri infermi, ma con gran cuore."
"con lo spirito appartengano al bel numero delle ancelle chiamate dal fine del loro istituto le
Perpetue Adoratrici del SS. Sacramento."

"La casa delle Sorelle Infermiere sia una copia della casa di Marta e Maddalena sorelle di Lazzaro, la quale meritò di essere l'ospizio del nostro divin Salvatore."

"Sieno però bene avvertite le Sorelle che nelle pratiche devote sopraddette non consiste tutta e non finisce la vera pietà, l'opera della propria santificazione. Sono sì anch'esse modi eccellenti di onorare e amare Dio, ma soprattutto si hanno a prendere come mezzi che ci conducono al perfetto adempimento della volontà di Dio e all'unione dell'anima con Dio, secondo gli esempi di Gesù Cristo, nel che tutta e unicamente è la virtù e la santità cristiana."

"Specialmente la meditazione non si tralasci mai, e la faccia da sola chi non potè farla in comune; giacché questa fatta con diligenza e costanza è alimento necessario per conservare e crescere la vita spirituale."

"né altra mercede e lode cercherai alle tue fatiche fuorché l'amore e il piacimento di Dio."

"Procuri (la sorella ammalata) di non dare minore edificazione che se fosse sana a quelli che la visitano e trattano con lei, dando prova di sincera umiltà e pazienza e usando parole pie ed edificanti, le quali dimostrino che ella accetta la malattia dalle mani del suo Creatore e Signore siccome un regalo, giacchè è veramente, non minore di quello della sanità."

 

 

 
 

 

LETTERA

"COME UN SEME PREZIOSO CHE CADDE AL SUOLO":
LA MALATTIA E LA MORTE

Sul finire del 1871, scoppiò a Como e nel circondario, una violenta epidemia di vaiolo che aveva provocato numerosi lutti anche nella parrocchia di S. Nazaro.
Repentinamente nel febbraio 1872 ne fu colpita anche Madre Franchi. Non si può definire con certezza in che modo ella abbia contratto il morbo; una cosa comunque è certa: nella Pia Casa ella fu la sola colpita, segno evidente che l'aveva contratto curando qualche ammalato del quartiere nella propria casa.
Solo Giuseppina Pozzi le rimase vicino, perché, pur restando nella Pia Casa, la Serva di Dio fu isolata dalla comunità.
Sempre il Maiocchi riporta le ultime espressioni di Madre Franchi raccolte da Giuseppina Pozzi: "morente la buona madre raccomandò ancora una volta a Suor Giuseppina il suo Istituto e insistette presso di lei perché fosse sempre pronta a far la volontà del Signore ed a piegarsi ai suoi santi voleri, ogni qual volta e in quel modo che chiari le si fossero manifestati, senza che riguardassi né le proprie inclinazioni, né la propria volontà".
La Serva di Dio morì il 23 febbraio 1872 alle cinque e mezzo del mattino, assistita dalla Pozzi. Il medico della casa, Dott. Giuseppe Pedraglio, ne redasse l'atto di morte; alla voce "causa della morte" scrisse: "sfacelo". Una definizione generica che alludeva al tremendo stato della defunta più che al motivo del decesso, per evitare che, denunciando una morte di vaiolo, la Pia Cassa fosse posta in quarantena.
Nello stesso giorno, Giuseppina Pozzi comunicando ad una sua sorella la morte della Serva di Dio scriveva:

Carissima Sorella

Tu del certo ne resterai sorpresa nell'udire la causa del mio scritto. Ma che bisogna fare? E' la volontà del Supremo Iddio. Sai tu quel proverbio che dice non casca foglia che Dio nol voglia.
Ebbene così é. Perché oggi giorno 23 febbraio cadde un seme ch'era il sostegno di tutte noi e di tutti i poveri della Città. Sì, un seme prezioso che cadde al suolo, un seme che faceva germogliare tutta quanta la terra colle sue buone opere; oggi cadde estinta per non mai più rigermogliare in questa vita mortale.
Sì, la nostra rispettabile e Reverenda Madre sparì come questo seme, carica di virtù e di buone opere, da questa terra alla gloria del Paradiso.
Dopo una malattia seria e gravosa che sopportò con grande pazienza unita alla rassegnazione e al volere d'Iddio, abbiamo però la bella consolazione che ricevette tutti i Sacramenti in pieni sentimenti; la qual cosa è stata cara, quanto è dispiacente la sua morte.
Ora ti saluto non avendo più cosa a dirti, per il dolore che provo; spero anche tu cercherai d'imitarla in qualche modo.
Non potendo più trattenermi dalle lagrime, ti lascio mille saluti coll'obbligo di dire con tutte le tue compagne di raccomandarla al Signore in segno dell'amore che ti porta la tua.

Sorella Giuseppina Pozzi
(Como 23 febbraio 1872)

 
 

 

 
     
  SITO UFFICIALE DELLE SUORE INFERMIERE DELL'ADDOLORATA